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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

COMPITI DI PSICOLOGIA

COMPITI PSICOLOGIA SULLA FAMIGLIA -la famiglia nucleare ha smesso di essere l’unico modello di famiglia con il passare del tempo. Poiché in base al concetto geografico, culturale e sociale si sono iniziate a creare vari tipi di famiglie. -dimensione individuale e dimensione collettiva coesistono all’interno di un gruppo familiare perché è vero che la dimensione collettiva della famiglia sia quella di avere obiettivi e bisogni comuni, però è anche vero che poi all’interno della famiglia ognuno abbia scopi e esigenze proprie, da perseguire in autonomia e non con la famiglia. -la famiglia patriarcale è molto differente dalla famiglia mononucleare di adesso. La prima infatti era composta da più nuclei che convivevano sotto lo stesso tetto, dando vita a una grande struttura allargata, con persone appartenenti a varie fasce d’età. Mentre la famiglia mononucleare di oggi è composta da due o al massimo tre unità, Come ad esempio una coppia con un figlio unico; o una madre e figlio; oppure pad

COMPITI DI PSICOLOGIA

VERIFICA FINALE DI PSICOLOGIA: ‘IL GRUPPO’ ESERCIZIO 1 1. Secondo il sociologo R. Merton, un insieme di persone è definibile ‘gruppo sociale’ se: c: Le persone interagiscono, sentono di appartenere al gruppo, sono identificabili dall’esterno e da ciascun singolo membro come parte di quel gruppo; 2. Il sistema di status all’interno di un gruppo si riferisce: b: Alla posizione che ciascun membro occupa nel gruppo e alla valutazione di quella posizione secondo una certa scala di valori. ESERCIZIO 2 Leader: Il leader è colui che esercita maggiore influenza sugli altri membri del gruppo, facilitando il raggiungimento di un obiettivo comune. Comportamento individuale/comportamento intergruppo: Il primo è caratterizzato dal fatto che le persone entrano in relazione e si confrontano sulla base delle caratteristiche personali; il secondo invece è caratterizzato dal fatto che le persone entrano in relazione in quanto appartenenti a determinate categorie sociali.

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LA FAMIGLIA MISTA E DI MIGRANTI Occorre inoltre ricordare i più recenti fenomeni sociali: le famiglie miste, ovvero quelle composte da genitori di etnia o religione diverse, e le famiglie di migranti, anch'esse in numero sempre crescente nel nostro paese. Queste famiglie rappresentano molto da vicino l'espressione dei cambiamenti sociali che hanno investito il mondo e anche l'Italia negli ultimi decenni: esse sono, nella maggior parte dei casi, la dimostrazione di come si possano vivere e integrare le diversità in modi positivi e non conflittuali.

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LA FAMIGLIA MONONUCLEARE Nel corso degli ultimi decenni si sono modificati considerevolmente la composizione, il ruolo e il significato della famiglia. Si è giunti a una struttura ‘orizzontale’, che tende a crescere per fratture e ricomposizioni e che non prevede né vertici né gerarchie. Oggi le famiglie mononucleari sono composte da una, due o al massimo tre unità e rappresentano una tipologia in rapida diffusione.

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LA FAMIGLIA PATRIARCALE I colossali cambiamenti che hanno investito la popolazione negli ultimi cinquant’anni si sono ripercosse direttamente anche sulla fisionomia della famiglia, contraddistinta oggi da una diminuzione del numero di bambini. In passato la tipologia familiare più diffusa era quella della famiglia patriarcale: essa era composta da più nuclei che convivevano sotto lo stesso tetto dando vita a una grande struttura allargata, con persone appartenenti a varie fasce d’età.

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DALLA FAMIGLIA NUCLEARE.. Dare una definizione precisa di famiglia oggi non è facile. Esistono diverse forme di organizzazione e strutturazione dei gruppi familiari. Gli studi di antropologia avevano evidenziato che la famiglia occidentale nucleare non rappresentava l’unica forma di famiglia possibile, ma piuttosto una delle tante in cui può strutturarsi l’organizzazione familiare, a seconda del contesto geografico, culturale, sociale. Le ricerche più recenti hanno rimarcato ulteriormente la variabilità della famiglia. La variabilità e la disomogeneità non sono dunque riferibili solo al contesto geografico e culturale: in una stessa società troviamo tipologie diverse di famiglia.

COMPITI DI PEDAGOGIA

COMPITI PEDAGOGIA SU ROUSSEAU -L’Emilio è un romanzo pedagogico scritto da Jean Jacques Rousseau, nel quale viene presentata l’educazione di un immaginario fanciullo, Emilio, dalla nascita fino all’età adulta. Esso è articolato in cinque libri, ciascuno dedicato a un’età specifica, l’ultimo invece è volto a illustrare le caratteristiche di Sofia, la futura sposa di Emilio. -Per quanto concerne l’aspetto educativo Rousseau ritiene fondamentale le cure educative della madre, cui spetta il primo allevamento del figlio. L’invito alle madri è quello di essere sollecite e premurose e ad accompagnare l’apprendimento del linguaggio mediante il riferimento a oggetti concreti. -obiettivo dell’opera di Rousseau era quindi quello di dimostrare la necessità di abbandonare le modalità educative tradizionali, che snaturavano l’uomo per farne un individuo incapace di essere pienamente se stesso, al fine di adottare una pedagogia rispettosa degli interessi e delle abilità del bambino.

COMPITI DI SOCIOLOGIA

DOMANDE DI SOCIOLOGIA SULLA CRIMINALITÀ -la devianza è un tipo particolare di diversità culturale: indica quelle diversità culturali che la cultura dominante non accetta, e che quindi cerca di impedire o limitare e mettendo delle sanzioni. Essa non viene percepita sempre come diversità culturale. -Per la sociologia la criminalità e la forma socialmente più rilevante di devianza. Criminale è il comportamento di coloro che non rispettano le norme che la società ritiene così importanti da meritare una codificazione scritta e delle sanzioni formali. -devianti sono quei comportamenti che la società considera tali, ma a volte nella storia è da comportamenti originariamente ritenuti devianti che è venuto il progresso sociale e culturale della civiltà. È per questo motivo quindi che è difficile tracciare un confine netto tra comportamenti innovativi e comportamenti devianti.

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DEVIANZA E INNOVAZIONE La disponibilità a tollerare la differenziazione culturale al proprio interno non è uguale in tutte le società. In passato si tendeva a indicare come criminale ogni comportamento che mettesse in discussione la cultura dominante, e quindi rifiutasse qualsiasi spinta verso la trasformazione e la novità. Oggi la società si mostra, almeno in parte, più aperta alle diversità. Resta comunque la difficoltà di tracciare un confine netto tra comportamenti innovativi e comportamenti devianti. Devianti sono quei comportamenti che la società considera tali, ma a volte nella storia è da comportamenti originariamente ritenuti devianti che è venuto il progresso sociale e culturale della civiltà.

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DEVIANZA, CRIMINALITÀ E DIVERSITÀ CULTURALE Criminalità e devianza sono comportamenti diversi da quelli ammessi dalla cultura dominante, sono dunque dei fenomeni di diversità culturale. Gran parte dei comportamenti caratteristici delle subculture sono infatti diversi da quelli della cultura dominante, ma accettati dalla società come specificità di un certo gruppo sociale, o come eccezioni. La devianza è un tipo particolare di diversità culturale: indica quelle diversità culturali che la cultura dominante mediamente non accetta, e che quindi cerca di impedire o limitare e emettendo delle sanzioni. La criminalità è a sua volta un tipo particolare di devianza: indica quei comportamenti devianti che la società vieta e sanziona formalmente attraverso le leggi.

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LA CRIMINALITÀ I COMPORTAMENTI CRIMINALI La criminalità è la forma socialmente più rilevante di devianza. Essa non è una caratteristica intrinseca di certe persone, ma il modo in cui essi vengono viste dal resto della società. Essa coincide con quel tipo di devianza che concerne le norme che la società ha codificato in leggi. Criminale è il comportamento di coloro che non rispettano le norme che la società ritiene così importanti da meritare una codificazione scritta, delle funzioni formali e un’organizzazione sociale costituita per farle rispettare.

COMPITI DI SOCIOLOGIA

DOMANDE DI SOCIOLOGIA SULLA DEVIANZA -le norme di comportamento possono facilitare il confitto sociale perché molto spesso esse sono imprecise e flessibili e tutto ciò facilita il formarsi di situazioni di conflitto. -In sociologia per devianza si intendono gli atti e i comportamenti che violano le norme. -la società per scoraggiare i comportamenti devianti ha introdotto varie forme di punizione, dette ‘sanzioni’, che quest’ultima utilizza per disincentivare i comportamenti che violano le norma condivise. -per la sociologia un comportamento deviante non significa affermare che esso è errato, ma solo che è diverso da ciò che la maggioranza considera il comportamento corretto.

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DEVIANZA E IMMORALITÀ Per l’osservazione sociologica non esistono comportamenti in se stessi devianti: un comportamento è deviante solo rispetto a un modello condiviso dalla società. Dire che è un certo comportamento è deviante non significa affermare che esso è errato, ma solo che è diverso da ciò che la maggioranza considera il comportamento corretto. Il concetto di devianza non è un concetto valutativo, ossia non esprime un giudizio di valore, ma è un concetto osservativo: si limita a esprimere la constatazione che quel certo comportamento non segue la stessa linea di quello della maggior parte della popolazione. Questo è un punto di distinzione fondamentale tra l’osservazione sociologica dei comportamenti e la loro valutazione. Ogni sistema di norme, ogni cultura che anima una certa società è il prodotto di determinati eventi storici, e come tale è di necessità teoricamente condizionato.

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LE SANZIONI Normalmente la collettività emette delle forme di punizione dei comportamenti devianti, mirate a far sì che essi non si ripetano e non si diffondano. Sono dette sanzioni tutte le forme di punizione che la società utilizza per disincentivare i comportamenti che violano le norme condivise. In genere, la gravità delle sanzioni è proporzionale all’importanza che si attribuisce alla norma che viene violata. Quando la norma che viene violata appartiene a un codice di comportamento informale, anche la sanzione è di solito tipo informale. Si tratta quindi di forme di pressione che la società esercita sull’individuo perché questi si conformi alle norme e alla cultura dominante.

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LA DEVIANZA LA VIOLAZIONE DELLA NORMA L’ordine sociale è, un sistema complesso di codici, e ciascun codice è a sua volta un sistema di norme di comportamento. Molte volte, le norme sono chiare, univoche e condivise dalla maggioranza della popolazione. In tal caso esse danno adito non tanto a conflitti, quanto a comportamenti conformi e comportamenti non conformi, cioè azioni che le rispettano e azioni che le violano. Tuttavia, non tutti tengono di fatto un comportamento conforme alla norma. Il comportamento di alcuni segue strade differenti, che si separano da quella normale e nei divergono. Il loro comportamento devia dalla norma. Chi trasgredisce le norme si pone in una situazione di contrasto con l’ordine sociale, cioè devia dei modelli di comportamento proposti dalla società. Perciò in sociologia si parla di devianza per indicare gli atti e i comportamenti che violano le norme.

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LA POTENZA DELLA PAROLA In assenza di scrittura, le parole hanno un’esistenza duratura. Esse vengono pronunciate in un tempo preciso e con esso svaniscono. Questo significa che gli appartenenti a società fortemente orali abbiano una memoria ben salda, poiché costituiscono i loro discorsi e i loro racconti mediante l’uso di clausole e ripetizioni grazie alle quali riescono a ricordare. Nelle culture fortemente orali l’efficacia delle parole pare essere legata al momento in cui le parole stesse sono pronunciate.

ANTROPOLOGIA

INTELLIGENZA E CAPACITÁ INTELLETTUALI UNIVERSALI Tutti gli esseri umani possiedono analoghe potenzialità intellettuali. Tali potenzialità prendono direzioni diverse a seconda del contesto sociale e culturale. Vi sono alcune capacità universalmente distribuite in tutti gli esseri umani. Si tratta: -dell’astrazione, la capacità di isolare un aspetto da un complesso di elementi; -della categorizzazione, la capacità di raggruppare gli elementi in gruppi o classi; -dell’induzione, la capacità di procedere dallo specifico al generale; -della deduzione, la capacità di passare dal generale allo specifico.

ANTROPOLOGIA

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GLI INUIT E LA NEVE Gli Inuit, studiati dei primi antropologi alla fine dell’ottocento presentavano un’organizzazione sociale molto semplice e una tecnologia assai elementare. Tuttavia essi avevano un numero strabiliante di termini con cui chiamare la neve, a seconda che essa cada in un certo modo, con una certa intensità, che abbia una certa consistenza,..

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GLI ELEMENTI COGNITIVI COMUNI A TUTTE LE CULTURE Di una cosa siamo certi: tutti gli esseri umani sono più o meno dotati delle stesse capacità sensoriali e intellettuali e, se vi sono differenze tra loro, queste si manifestano all’interno di tutte le culture e non tra le culture. MODI DIVERSI DI CONOSCERE E DI COMUNICARE I primi europei studiando i popoli primitivi erano colpiti dal fatto che molti di loro avessero sistemi di numerazione che non superavano poche unità. In seguito li stupí anche l’assenza di un concetto astratto di spazio e tempo. I primi etnografi notarono che i primitivi sembravano interessati alla flora e alla fauna del loro ambiente, ma solo in relazione alle specie che consideravano utili, mentre tutte le altre non sembravano suscitare in loro la minima curiosità. Certe popolazioni avevano una sola parola per indicare tutte le piante o un solo termine, per esempio ‘animale volante’, per indicare tutte le specie di uccelli.

PSICOLOGIA

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LE DIVERSE FORME DI POTERE Il potere è la possibilità che un individuo ha di influenzare e controllare il comportamento altrui e si esprime in diverse forme: -il potere di ricompensa, ossia la possibilità di attribuire gratificazioni; -il potere coercitivo, cioè la possibilità di imporre sanzioni; -il potere legittimo, basato sulla condivisione di valori e norme; -il potere di esempio, per cui le persone si identificano in colui che detiene il potere; -il potere di competenza, per cui un individuo o un gruppo riconoscono a una persona conoscenze specifiche in un determinato ambito.

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LE REGOLE DI COMPORTAMENTO E LE LORO FUNZIONI Le norme sono l’insieme delle aspettative condivise dal gruppo rispetto al modo di comportarsi in quanto appartenenti al gruppo medesimo. Esse indicano le regole di comportamento. L’individuazione delle norme serve anche a delimitare lo spazio di libertà individuale all’interno del gruppo, il limite, oltre il quale la diversità di un comportamento può sfociare in devianza. In sintesi, potremmo dire che le norme assolvono le seguenti funzioni: -mantenimento del gruppo; -raggiungimento degli obiettivi; -costruzione di sistemi di riferimento per l’interpretazione della realtà; -definizione dei rapporti con l’esterno.

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DIVERSITÀ DI STATUS E DINAMICITÀ DEL SISTEMA il sistema di status si riferisce alla posizione che un individuo occupa all’interno di un gruppo e alla valutazione di quella posizione in una scala di valori. Anche nei gruppi informali, per esempio, un gruppo di amici, esistono differenze di status. Gli studiosi usano vari metodi per individuare le diversità di status in un gruppo via. L’osservazione partecipante, per esempio, durante la quale si assiste a un’interazione fra osservatore e osservato, mette in luce che chi occupa uno status elevato tende a parlare di più, interrompendo gli altri. Lo status di ogni membro può comunque essere modificato se subentra una nuova persona all’interno del gruppo.

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LE CARATTERISTICHE PER ESSERE ‘GRUPPO’ Ogni individuo è immerso in una rete di relazioni. La psicologia sociale ha studiato i gruppi evidenziandone le caratteristiche e le dinamiche. Secondo Robert Merton un gruppo sociale deve avere le seguenti caratteristiche: -interazione: un gruppo è costituito da persone che interagiscono tra loro; -appartenenza: i membri del gruppo sentono di farne parte, si riconoscono come suoi membri; -identità: i membri del gruppo sono riconosciuti in quanto tali, come appartenenti al gruppo, e ciascuno di loro riconosce gli altri come parte del gruppo. Il gruppo sociale va distinto dal semplice aggregato, ovvero un insieme di individui che si trovano in uno stesso spazio fisico ed alla categoria sociale, ovvero un insieme di persone con caratteristiche comuni.

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MASSA E FOLLA la psicologia sociale fa una distinzione tra masse e folla. Per massa intende una vasta collettività nella quale è possibile riscontrare una certa omogeneità di mentalità e comportamento, poiché gli individui che ne fanno parte hanno subito o subiscono l’influenza della cultura e della società attraverso istituzioni. La folla è invece un agglomerato ampio di persone fisicamente presenti in uno stesso luogo; tale agglomerato si può trasformare in un insieme di individui uniti tra loro da medesime emozioni e finalità. L’individuo perde allora parte della sua identità individuale e assume momentaneamente l’identità sociale della folla.

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LE BON: CONOSCERE LA FOLLA PER CONTROLLARLA Gustave Le Bon pubblicò nel 1895 la ‘psicologia delle folle’. È la prima opera che studia il comportamento delle folle, cercando di individuare le loro caratteristiche e le tecniche utilizzabili per guidarle e controllarle. Per Le Bon, quando l’individuo singolo è parte di una folla mette in atto comportamenti e atteggiamenti istintivi, meno razionali rispetto a quelli che esprime quando è solo. Le bon ci consegna una folla influenzabile e acritica. Nella folla, emergono gli elementi più istintivi, quelli che costituiscono ‘l’anima della razza umana’. Inoltre, avviene una sorta di contagio e l’individuo agisce come se fosse sotto l’effetto di una suggestione. Le bon sottolinea che l’individuo, nella folla, si comporta in modo istintivo, facendo prevalere la sua parte irrazionale su quella razionale. Pertanto, l’attività psichica del singolo soggetto si modifica notevolmente quando egli viene a far parte di una folla. Secondo Le Bon è necessa

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LA FOLLA IRRAZIONALE I conflitti di classe, le proteste popolari fecero sorgere dalla seconda metà dell’ottocento alcuni interrogativi sulla psicologia collettiva: perché l’individui nella folla manifestavano comportamenti spesso irrazionali, istintivi e agivano come contagiati dalla condotta degli altri? Tra i primi studi di psicologia collettiva troviamo proprio quelli sulla psicologia delle folle: ossia opere che hanno in qualche modo aperto la strada ai lavori più scientifici di psicologia sociale.

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LE DIFFERENZE ETNICHE La discriminazione razziale, cioè l’affermazione di disuguaglianze basate sulle differenze etniche, è l’esempio più evidente di come le differenze naturali possono essere rielaborati dalla società in forme di diseguaglianza sociale. Ciò accade quando una qualsiasi collettività di persone che appartiene a un’etnia particolare subisce un abbassamento di quello che altrimenti sarebbe il loro status sociale. Tra gli esempi storici più eclatanti vi è l’antisemitismo. Il più delle volte la discriminazione razziale è informale, cioè esiste nella società ed è tollerata dal sistema politico, ma non è codificata nelle norme e le leggi. Ciò accade oggi in Italia nei confronti dei cosiddetti cittadini ‘extracomunitari’. In altri casi la discriminazione razziale viene addirittura formalizzata dalle leggi dello Stato, com’è accaduto a lungo in Sudafrica attraverso il sistema dell’apartheid.

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L’ACCESSO ALLE RISORSE La distribuzione differenziata del potere produce diseguaglianza tra le persone. È evidente che non c’è uguaglianza tra chi comanda e chi deve ubbidire: comandare è considerato un privilegio, ubbidire uno svantaggio. È tipica di ogni società la tendenza a distribuire in maniera ineguale tra i propri membri non solo il potere ma anche le altre risorse. Le risorse sociali sono tutti diversi tipi di ricchezza che la società produce e mette a disposizione dei suoi membri. Si parla di diseguaglianza sociale quando gli individui che appartengono a una certa società non hanno uguali accesso alle risorse che questa mette loro a disposizione. Di fatto non esiste una società in cui tali risorse non siano distribuite inegualmente.

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POTERE E INGIUSTIZIA Le strutture di potere su cui si basa la società non sono soltanto strumenti di ingiustizia. Come ha messo in luce Parsons, il potere non è solo uno strumento di vessazione, ma rappresenta anche la condizione per poter agire. Infatti grazie alla distribuzione delle posizioni, per la società diviene possibile realizzare delle cose utili per sé e per i propri membri. Il potere è uno strumento che torna a vantaggio del vivere associato in quanto tale e di coloro che sono svantaggiati.

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LA GERARCHIA DELLE POSIZIONI SOCIALI La vita sociale è contraddistinta da una costante tensione verso l’irrigidimento del comportamento e dell’interazione e da questo irrigidimento nascono posizioni sociali che restano costanti nel tempo e non mutano. Chi occupa una certa posizione sociale riveste un ruolo, cioè agisce secondo modelli di comportamento che non scaturiscono dalla sua personalità, ma che dipendono dalla posizione occupata. Questo processo è chiamato processo di istituzionalizzazione, dá vita a strutture sociali anch’esse rigide. La società è una struttura organizzata in cui le interazioni personali devono sempre rispettare determinate regole di comportamento.